Hans Zimmer: alla Unipol Arena la magia delle colonne sonore da Oscar

hans zimmer

Lo scorso 3 maggio, dopo due anni di spasmodica attesa causa COVID, è piombato alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) il compositore di colonne sonore Hans Zimmer e tutta l’imponenza della sua orchestra/band.

Il concerto inizia con l’incantevole Loire Cutler che, accompagnata da un solo percussionista, ha cantato l’intro di “House Atreides”, dalla colonna sonora premio oscar 2022 “Dune”, regia di Denis Villeneuve; appena il megaschermo si solleva le immagini, il mostruoso impianto luci e tutti i musicisti sono pronti a far immergere il pubblico in un viaggio visivo e sonoro che ha pochi eguali al momento.

Il trittico che segue: “Inception”, “Wonder Woman” e “Man of Steel” mette in risalto tra i primi solisti, il virtuoso Guthrie Govan, chitarrista degli Asia e dei The Aristocrats, nonché collaboratore di lunga data di Steven Wilson. Per Govan Hans Zimmer riserva parole al miele dicendo che è il chitarrista migliore al mondo.

Ma sono i medley de “Il Gladiatore” e, soprattutto, de “I Pirati dei Caraibi” a segnare la prima parte della serata. Nel Gladiatore spicca la figura di Lisa Gerrard, assente lo scorso anno per un contagio da Covid19, dove i suoi iconici vocalizzi di “Now We Are Free” hanno provocato lo stesso brivido autentico che abbiamo provato tutti, 23 anni fa, vedendo Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) camminare nei campi Elisi.

In Pirati dei Caraibi invece spicca Tina Guo, talentuosa violoncellista che dal 2016 è l’indiscussa “Wonder Woman” della compagnia capitanata da Zimmer. Pubblico in visibilio quando a colpi di arco è iniziata la colonna sonora “Jack Sparrow”, che accompagna sempre le disperate fughe dello sgangherato ma simpatico pirata interpretato da Johnny Depp.

La suite poi continua con una perla, “Nera” in questo caso: il tema del carillon di Davy Jones, il cattivo ma malinconico capitano dell’Olandese Volante costretto a vivere 10 anni in mare con la possibilità di sbarcare a terra un solo giorno.

Ma è con “He’s a Pirate”, che l’intera orchestra, sotto la guida della solista Tina Guo, ci regala un capolavoro difficile da eguagliare con il megaschermo che proietta onde sempre più alte man mano che il pezzo cresce.

Dopo una pausa, nella seconda parte dell’evento troviamo, con mio sommo piacere, il medley di “The Last Samurai”, arricchito con paesaggi e colori che richiamano la Cina di quel tempo, a cui segue “Paul’s Dream”, altro pezzo del film “Dune”.

Ma le suite più importanti sono senza dubbio quella di “The Dark Knight”, il pezzo metal del concerto durante il quale Hans Zimmer e il bassista scendono a suonare nel parterre e “Interstellar”, dove una gigantesca mirrorball ricrea l’universo cosparso di stelle sulle superfici della Unipol Arena. Se tutto questo non bastasse, un’acrobata danza e volteggia sulle teste dei musicisti.

A chiudere il secondo atto la mastodontica suite de “Il Re Leone”, l’altro Oscar vinto da Zimmer (a fronte di ben dodici nomination). Il flauto di Pedro Eustache e la voce del leggendario Lebo M. guidano l’ensemble nella parte 1 “He lives in you” e nella parte 2 con il gran finale “Circle of Life”, e ci fanno tornare bambini per emozionarsi per l’ennesima volta al cospetto della colonna sonora di uno dei più grandi film d’animazione di tutti i tempi, senza ombra di dubbio.

Incitati da un pubblico in delirio, tornano tutti sul palco per l’encore.

“No Time To Die” ricrea alla grande le atmosfere della saga di James Bond, per poi concludersi, come ogni live di Hans Zimmer dal 2016 a oggi, con “Time”, il brano più celebre della colonna sonora di “Inception” di Christopher Nolan.

Hans Zimmer Live non è solo un concerto ma è intrattenimento allo stato puro, uno spettacolo costruito per stupire ad ogni passaggio lo spettatore, ogni ballerino, ogni musicista ogni acrobata è un protagonista.

Un po’ band, un po’ orchestra, il palco è calpestato da una folla di artisti e nessuno sbaglia un colpo, senza considerare che l’impeccabile orchestra non ha nessuna bacchetta a dirigerla.

Giulio Pocecco

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